Visualizzazioni totali

domenica 30 gennaio 2011

LA RISPOSTA DEL COMITATO ALLE DICHIARAZIONI DI MARIELLA MAGGIO SU LA STAMPA DI OGGI


Vogliamo ringraziare innanzitutto La Stampa e in particolare il giornalista Antonio Salvati per aver ospitato la nostra denuncia e aver dato voce - con parole corrette e rispettose delle diverse posizioni - al nostro disagio di lavoratori licenziati dalla CGIL.
Riteniamo giusto comunque replicare alle dichiarazioni rilasciate da Mariella Maggio, segretario generale della CGIL Sicilia, che ringraziamo per l’alta considerazione e il rispetto che dice di avere nei confronti del nostro Comitato.
Nello specifico, nel caso di Alma Bianco, la compagna dichiara quanto segue:  << si è innocenti fino a prova contraria, ovvero fino a quando il giudice non emette sentenza. Viviamo infatti in un paese nel quale si aspettano tre gradi di giudizio prima di condannare una persona e decidere se sia colpevole o meno. Dunque in merito al mio licenziamento si aspetta il parere del Giudice come da procedura civile in corso. La Segretaria dimentica di dire che il mio licenziamento è avvenuto durante il periodo di malattia e che, prima ancora di essere denunciata (esattamente tre mesi prima), la sottoscritta aveva inviato alla Maggio - nella sua qualità di massimo dirigente regionale della CGIL - e a tutti gli organismi nazionali, una lettera accurata (mezzo raccomandata) nella quale si denunciavano tutte le irregolarità amministrative. Tale denuncia avrebbe dovuto dar seguito a un’accurata verifica che la stessa Maggio aveva il dovere di porre in essere (cosa che, invece, non è assolutamente avvenuta). Rispondere al giornalista del quotidiano La Stampa - come ha fatto la Maggio - che “a Messina ci sono denuce di ammanchi” sembra molto riduttivo e in parte non vero, perché le denunce sono anche per truffa (truffa riferita a tutto ciò che mi è stato chiesto di fare dall’organizzazione, guarda caso solo nel 2009). La Sig.ra Maggio dovrebbe avere il coraggio di spiegare se tutto quanto da me denunciato è stato da lei verificato e se, soprattutto, sono stati presi dei provvedimenti a tutela dell’organizzazione, nei confronti di quei dirigenti da me menzionati. Non mi risulta che qualcuno sia stato sospeso, anzi pare proprio che ad oggi la CGIL di Messina si rifiuti persino di pagarmi le spettanze arretrate (malgrado siano state rilasciate alla stampa notizie differenti nelle quali si affermava che mi era stato corrisposto tutto). Chiedo ancora alla Maggio se è a conoscenza del fatto che copia di assegni a me intestati sono stati presentati all’Ispettorato del Lavoro di Messina come se la sottoscritta nel frattempo avesse percepito quelle somme dovutegli (cosa messa per iscritto dallo stesso Ispettorato del Lavoro in una lettera a me inviata). In data 1 luglio del 2010 ho presentato un esposto alla Guardia di Finanza, la quale – sono sicura - avrà modo di verificare tutto quanto da me denunciato. In quella occasione mi aspetto che la Sig.ra Maggio dichiari ancora che a Messina ci sono denunce per ammanchi.>>
Romina Licciardi sottolinea invece che ha lavorato in CGIL per 13 anni e che, dopo essersi rifiutata di firmare una lettera contenente le sue immediate ed irrevocabili dimissioni ed aver denunciato quanto accaduto pubblicamente, abbia subito una serie di azioni vessatorie sfociate poi nel suo licenziamento. Aggiunge Romina <<alla Maggio dico che i certificati medici della sottoscritta sono stati regolarmente presentati come sarà dimostrato ampiamente dalle carte di cui il Tribunale è già in possesso>>.
Infine in merito al fatto che, come asserisce la Segretaria Maggio, <<un contratto a progetto non prevede assunzione a tempo indeterminato>> Alessandra Mangano, che con un contratto di lavoro a progetto ha lavorato, seppur svolgendo mansioni di segretaria, dichiara quanto segue: <<La Maggio dovrebbe sapere che il caso denunciato dalla sottoscritta presenta palesi violazioni del regolamento stesso della CGIL, per quanto concerne la parte relativa ai contratti di collaborazione a progetto. Consiglierei a tal proposito di andare a guardare l’articolo 12 del predetto regolamento, nel quale si afferma esplicitamente che “in nessun caso potranno essere attivati per attività riferibili al normale funzionamento dell’organizzazione e che il progetto dovrà dettagliatamente specificare il risultato cui esso è finalizzato nonché il tempo necessario per raggiungerlo”. Dunque bisognerà spieghera al giudice del lavoro, in prima istanza e alla CGIL poi, come sia possibile che proprio la CGIL faccia un contratto di lavoro a progetto per far svolgere poi attività di segretario/a al proprio dipendente>>. Il Comitato ritiene gravissimo che la massima istanza del Sindacato in Sicilia, affermi con naturalezza che nelle strutture della CGIL vi siano persone che lavorano con forme contrattuali che favoriscono la precarietà e offendono la dignità del lavoro e dei lavoratori e sulle quali la CGIL stessa ha organizzato campagne e manifestazioni nazionali.
Ricordiamo inoltre alla Maggio che nessuno di noi ha scambiato la CGIL come un “ufficio di collocamento”, come sostiene la stessa segretaria regionale, anzi, a onor di cronaca, sarebbe meglio non toccare questo tasto in quanto molti sono i figli, le mogli e le conviventi di dirigenti sindacali che sono assunti dalla CGIL a tempo pieno e sui quali siamo disposti a ricordarle anche i nomi.
Molti parenti di grandi sindacalisti che hanno fatto la storia gloriosa di questo sindacato oggi lavorano in CGIL, svolgendo la loro professione in maniera encomiabile e nessuno si permetterebbe mai di rimproverar loro di essere figli di qualcuno. Anzi, la loro parentela dovrebbe essere motivo di vanto e di orgoglio per la CGIL, visto che – nella maggior parte dei casi – quei parenti hanno contribuito non solo a rendere grande il sindacato nel quale hanno militato con spirito di servizio, finezza intellettuale e onestà morale, ma con la loro opera, hanno scritto una pagina fondamentale della storia di questo paese.

La Stampa: IL COMITATO DEI LICENZIATI CHE SI DIFENDE DAL SINDACATO di Antonio Salvati


venerdì 28 gennaio 2011

CENTONOVE: La Cassazione annulla il provvedimento di sequestro dei conti correnti di Alma Bianco


La Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento di sequestro dei conti correnti di Alma Bianco, licenziata dalla CGIL di Messina dopo essere stata accusata da Lillo Oceano, segretario generale della CGIL di Messina, di essersi appropriata di 60mila euro di risorse del sindacato rosso. La donna dopo il licenziamento è passata al contrattacco presentando una dettagliata denuncia in Procura che evidenzia "la gestione allegra e illegale dei contributi versati dei lavoratori in voga nella CGIL di Messina". Secondo la donna che per 10 anni ha tenuto i cordoni della borsa dell'organizzazione sindacale, ogni mese una decina di funzionari della CGIL, di cui ha fatto nomi e cognomi, incassavano somme non dovute a titolo di contributi. Non solo Alma Bianco ha denunciato anche la presenza di lavoro nero nell'organizzazione. E gli escamotage usati per ottenere gli affidamenti dalle banche. Dalla sua denuncia sono scattate le indagini della Procura ancora in corso, culminate nel maggio scorso in un blitz dei funzionari dell'ispettorato del Lavoro nella sede locale di via Peculio Frumentario.

domenica 23 gennaio 2011

Storie di licenziamenti, lavoro nero e irregolarità all'interno della CGIL di Sonia Giardina

http://www.youtube.com/watch?v=WbqiLj5EeYs

Se La Repubblica decide di tacere. Lettera aperta a Sebastiano Messina

Carissimo Sebastiano Messina,

giorno 12 gennaio u.s. il Comitato Siciliano dei lavoratori licenziati dalla CGIL ha tenuto una conferenza stampa per consegnare un dossier con tutte le nostre vertenze aperte nei confronti della CGIL Sicilia, della CGIL di Messina, della CGIL di Ragusa e della CGIL di Catania.

Si tratta di ricorsi già depositati in cancelleria e sui quali si esprimerà la Magistratura competente. Come mai il vostro giornale, che consideriamo serio e democratico, non ha ritenuto opportuno dedicare alla notizia nemmeno due righe? Non si trattava infatti di accuse verbali e prive di fondamento che potessero, con la loro genericità, colpire l'onorabilità del più grande sindacato italiano, ma di denunce supportate da atti pubblici e ufficiali di cui i ricorrenti si assumono tutta la responsabilità. A tali atti - resi peraltro pubblici dall'Ansa, da LiveSicilia, dal Giornale di Sicilia, dal Corriere del Mezzogiorno e da altre testate del napoletano e di Ragusa e, presto, anche nazionali - la CGIL avrebbe potuto tranquillamente, come ha già fatto, dire la sua e rispondere per difendersi. 

Ci chiediamo dunque, il perché di questo silenzio. La Repubblica è un giornale serio, che tutti noi leggiamo e continueremo a leggere, a prescindere dal fatto che voi abbiate deciso o meno di pubblicare la nostra denuncia. Ma, forse, meritiamo una risposta ad alcune domande che vogliamo porvi. Se a licenziarci fosse stato un altro sindacato (CISL, UGL per fare un esempio) o un'azienda, la nostra conferenza stampa avrebbe meritato due righe sul vostro giornale?

E' triste pensare che un gruppo di lavoratori, di sinistra, debbano aspettare che a pubblicare la loro vicenda siano giornali di destra. E' triste pensare che la nostra denuncia - peraltro supportata anche da tante persone comuni e dalla società civile (come la consigliera comunale Nadia Spallitta, oppure Pietro Ancona ex segretario generale della CGIL Sicilia) debba essere occultata a chi legge le pagine del vostro giornale. Non è un buon servizio per i cittadini, per la politica, e, lasciatecelo dire, per il popolo della sinistra.

Ogni tanto bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione, anche quando a sbagliare sono quelli che non dovrebbero cadere in certi errori grossolani. E se è il sindacato a licenziare, quello di Di Vittorio peraltro, è giusto che un giornale racconti i fatti, senza che questo debba implicare una presa di posizione a favore dell'uno o dell'altro, ma semplicemente limitandosi a dare spazio a chi denuncia e a chi replica per difendersi?

Siamo certi che, presi da notizie sicuramente più importanti della nostra vicenda, si tratta di un semplice posticipo dell'informazione e che la vostra risposta fugherà ogni nostro dubbio in merito alla questione, dimostrando che le nostre domande sono del tutto prive di ogni fondamento. 

Cordialmente

Il Comitato Siciliano dei Lavoratori Licenziati dalla CGIL 

martedì 18 gennaio 2011

Solidarietà di Pietro Ancona (ex segretario CGIL SICILIA) ai lavoratori licenziati dal sindacato

L'onore della CGIL si salva rendendo giustizia a questi lavoratori peraltro contrattualmente e salarialmente mobbizzati per l'uso spregiudicato ai loro danni della spregevole legge Biagi che ha seminato disperazione angoscia e grande incertezza in milioni di ragazzi e ragazze per i quali gli studi fatti le lauree non contano più niente. Il mercato del lavoro capitalistico ha loro spezzato per sempre le ali. Ed anche l'adesione dei sindacati confederali al precariato.
Auspico che la CGIL non attenda l'esito delle vicende giudiziarie di questi compagni e voglia non solo reintegrarli ma inquadrarli in base al regolamento della CGIL che prevedeva almeno ai miei tempi il salario secondo lo spirito e la lettera della Costituzione e la garanzia dei diritti.


Pietro Ancona
Segretario Generale della Cgil Sicilia in pensione. Già membro del CNEL.

lunedì 17 gennaio 2011

ROMINA LICCIARDI QUERELA IL RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DELLA CGIL SICILIA

La Sicilia


Domenica 16 Gennaio 2011 RG Provincia Pagina 41

Licciardi contro Donato
«Ha dichiarato il falso»: Romina querela il segretario regionale d'organizzazione
Giorgio Liuzzo
Ragusa.Ha lasciato il segno la conferenza stampa tenuta nei giorni scorsi a Palermo dai lavoratori licenziati dalla Cgil. Ancor di più perché tra questi, Romina Licciardi, si è tenuta diffamata da alcune dichiarazioni rilasciate, subito dopo, in un sito on line, dal segretario d'organizzazione della Cgil siciliana, Ferruccio Donato. Dichiarazioni di questo tenore: "Licciardi è stata licenziata per giusta causa dopo aver prodotto certificati di malattia per assentarsi dalla Cgil mentre contestualmente lavora altrove, percependo così due retribuzioni. Il giudice ha già riconosciuto la giusta causa. Per drammatizzare ulteriormente la situazione la suddetta ha denunciato un presunto tentativo di violenza sessuale dentro il sindacato subito dieci anni fa, dicendo di avere fino ad ora taciuto per paura di ritorsione".
E Donato ha aggiunto: "Per il resto ciascuno dei casi sta seguendo il suo percorso giudiziario. Anche se già nella vicenda di Ragusa un primo giudizio a favore del sindacato si è concluso". Licciardi, che ha presentato formale denuncia querela nei confronti di Donato, spiega che "per scrupolo, atteso che è tutt'ora pendente avanti il Tribunale di Ragusa un procedimento cautelare ex articolo 700, la sottoscritta, allarmata dall'affermazione, si è recata presso il prefetto ufficio giudiziario ed in particolar presso la cancelleria del giudice del lavoro per chiedere se il giudice avesse emesso ordinanza in merito al predetto ricorso cautelare; il cancelliere ha verificato che nessuna ordinanza a quella data era stata pubblicata per cui non si capisce sulla base di quale fonte Donato abbia attinto le sue affermazioni". Ecco perché Licciardi ha deciso di denunciare Donato. Ma non solo. Un'altra denuncia, l'ex sindacalista ha presentato, proprio venerdì, nei confronti dell'autore di un commento all'interno di un blog della Filcams Cgil Trentino. "Sotto il post ‘non c'è due senza tre' - è scritto nella denuncia - era stato pubblicato e subito dopo rimosso un messaggio inerente la mia persona, in quanto ritenuto dal responsabile dello stesso blog altamente offensivo. Il 27 dicembre scorso, su richiesta della sottoscritta, il responsabile del blog, Ezio Casagranda, inviava alla scrivente e-mail il contenuto di detto messaggio offensivo, a firma di tale Fran
co Barone, non meglio identificato, nel quale sono evidenti affermazioni gravemente lesive della mia dignità personale e professionale". Fin qui, dunque, l'intervento della ex sindacalista che, qualche mese fa, era stata sul punto di raggiungere un accordo, per sanare la propria vertenza, con l'attuale segretaria regionale, Mariella Maggio. E però l'organizzazione sindacale, nel giro di qualche settimana, almeno a detta della stessa Licciardi, si era rimangiata praticamente tutto. Tanto da invogliare la stessa Licciardi ad adire le vie legali.


16/01/2011

venerdì 14 gennaio 2011

LA RISPOSTA DI DONATO OFFENDE LA DIGNITA' DEI LAVORATORI LICENZIATI


La disperazione di persone senza lavoro  gente senza scrupoli” “fini tutt’altro che nobili” “casi più drammatici di quelli di cui stiamo parlando”. Queste sono alcune delle definizioni che la CGIL, il Sindacato di Di Vittorio, ha dato, nella persona di Ferruccio Donato, responsabile regionale organizzazione, delle vicende, ormai note a tutti, dei licenziati dalla CGIL.
Ora, a parte naturalmente l’atteggiamento tutt’altro che sindacale che emerge da queste parole, proviamo ad analizzare attentamente la situazione reale e la risposta della CGIL, posto che da questa risposta emerge palesemente l’incompatibilità di certe affermazioni col ruolo del sindacalista.
Definire un gruppo di uomini e donne, lavoratori e compagni, che hanno perso il lavoro per essere stati licenziati in CGIL (il sindacato che dovrebbe tutelare il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori) un pugno di disperati è grave perché quella disperazione, che nasce dalla perdita non solo di un diritto, ma anche della dignità complessiva dell’essere umano, va’ non solo rispettata, ma anche ascoltata. Questo è il compito di un sindacato. Sarebbe meglio lasciare alle aziende questo tipo di repliche.
Ci piacerebbe poi capire cosa intende dire Donato quando parla di “casi più drammatici di quelli di cui stiamo parlando”. Davamo per assodato, infatti, che non ci fossero differenze tra i lavoratori. Anni di lotte che hanno fatto la storia della CGIL, così come del Partito Comunista e di quello Socialista, hanno infatti insegnato che una delle prerogative dei padroni, è stata sempre quella di tentare di spaccare il fronte sociale, dividendo i lavoratori, mettendoli gli uni contro gli altri. E il fatto che queste dichiarazioni vengano fatte proprio alla vigilia di un referendum importante come quello di Mirafiori, dove si tende  a puntare sulla disperazione di chi o accetta un ricatto o è fuori dal proprio posto di lavoro, rende questa affermazione ancora più pesante per i lavoratori e imbarazzante per chi la formula.
E parliamo infine di scrupoli e di fini. In tutti i casi denunciati, peraltro non a parole, ma la cui legittimità è supportata dalla stessa azione processuale in corso, ci sono palesi violazioni del regolamento stesso della CGIL, ad esempio per quanto concerne i contratti di collaborazione a progetto, cui fa riferimento Donato. Consiglierei a tal proposito di andare a guardare l’articolo 12 del predetto regolamento, nel quale si afferma esplicitamente che “in nessun caso potranno essere attivati per attività riferibili al normale funzionamento dell’organizzazione e che il progetto dovrà dettagliatamente specificare il risultato cui esso è finalizzato nonché il tempo necessario per raggiungerlo”. Dunque bisognerà spieghera al giudice del lavoro, in prima istanza e alla CGIL poi, come sia possibile che la CGIL faccia un contratto di lavoro a progetto per far svolgere poi attività di segretario/a al proprio dipendente.
Entrare nel dettaglio delle singole vicende è impossibile in tale sede, ma l'esempio suddetto basti, visto che nella risposta della CGIL si parla di regole e leggi. Ci chiediamo dunque: quali regole? Quali leggi? Quelle scritte dal regolamento e, nei casi da noi denunciati non rispettate, oppure quelle non scritte e affidate alla discrezionalità del singolo dirigente o della singola dirigente e che valgono per alcuni e non per tutti?
Se poi, infine, denunciare la violazione di regolamenti e diritti significa essere persone ignobili, senza scrupoli e mosse da acrimonia nei confronti del sindacato, ci sentiamo di respingere questa affermazione che riteniamo grave, in quanto essendo formulata da un sindacato costituisce un pericolosissimo precedente di giudizio nei confronti di tutti quei lavoratori che ogni giorno conducono la loro battaglia di civiltà, per veder riconosciute le loro ragioni e i loro diritti, spesso lasciati soli e attaccati di strumentalizzare le loro lotte dal padrone di turno.
La CGIL pertanto – almeno quella siciliana- smetta di dare risposte da padrone e ritorni ad essere sindacato.

giovedì 13 gennaio 2011

LA RISPOSTA DELLA CGIL SICILIA

http://www.livesicilia.it/2011/01/12/solo-acrimonia-nei-nostri-confronti/

COMUNICATO DI SOLIDARIETA' DA PARTE DELLA CONSIGLIERA COMUNALE NADIA SPALLITTA

<<Esprimo piena solidarietà ai lavoratori licenziati dalla CGIL e auspico che la loro complessa vicenda  venga al più presto definita, assicurando ai predetti lavoratori i diritti al lavoro e alla retribuzione che gli stessi rivendicano. Mi auguro altresì che i dirigenti della CGIL verifichino le situazioni poste a supporto dei ricorsi inoltrati davanti al giudice del lavoro di Palermo, indipendentemente dal giudizio che si è instaurato , trovando le giuste soluzioni idonee a tutelare le posizioni legittime e consolidate, come emerge con chiarezza, peraltro, dalla stessa azione processuale. Sarebbe infatti singolare, che proprio il sindacato costituito con lo scopo di tutelare e garantire i diritti dei lavoratori, non sappia individuare, quando si tratta dei propri dipendenti, metodi e criteri adeguati a garantire questi diritti, tanto più imprescindibili nella nostra dimensione territoriale caratterizzata dall’assenza di prospettive per i lavoratori.>>



Nadia Spallitta

martedì 11 gennaio 2011

CONFERENZA STAMPA COMITATO SICILIANO LICENZIATI DALLA CGIL



                                                                               

  Conferenza stampa del “Comitato siciliano dei licenziati dalla CGIL”. Presentazione ricorsi e documentazione. Mercoledì 12 gennaio p.v. ore 11 presso i locali del Circolo I. Buttitta via Vicolo Pantelleria 7 bis, 90146 Palermo.


In data 30.04.2010, alla vigilia del congresso nazionale della Cgil, svoltosi a Rimini il 05.05.2010, si e’ costituito il Comitato Siciliano dei lavoratori e delle lavoratrici licenziati dalla Cgil. La prima protesta si e’ svolta in concomitanza con l’apertura del congresso nazionale della Cgil, al fine di attirare l’attenzione dei vertici della Confederazione  sulla nostra condizione di lavoratori e lavoratrici licenziati e senza alcuna tutela.  A differenza di altri lavoratori e precari licenziati - cui va’ ovviamente la nostra piena solidarietà - i licenziati Cgil, dal giorno dopo il licenziamento, non hanno alcuna forma di sostegno al reddito. Queste iniziative hanno pertanto l’unico scopo di continuare a sensibilizzare ed informare l’opinione pubblica, sugli abusi e sulla violazione dei diritti perpetrati nei nostri confronti da parte del sindacato CGIL “datore di lavoro”.       
Nel quadro delle iniziative di sensibilizzazione e di informazione dell’opinione pubblica e dopo l’ultima iniziativa di protesta promossa lo scorso 11 novembre davanti alla sede della Cgil nazionale, nel corso della quale, ancora una volta, la Cgil aveva assunto l’impegno, puntualmente disatteso, di gestire la gravità delle situazioni in atto, abbiamo deciso di promuovere una serie di incontri con la stampa in tutte le realta’ nelle quali si sono registrati casi di licenziamento, nonche’ continuare con i presidi di protesta.
Pertanto mercoledì 12 gennaio p.v. alle ore 11.00, presso i locali del circolo Ignazio Buttitta Via Vicolo Pantelleria 7 bis  - 90146 Palermo, si svolgerà una conferenza stampa nella corso della quale, oltre a fare il punto sulla situazione, verra’ consegnato ai media un dossier con la documentazione delle iniziative già promosse dal Comitato, gli impegni assunti e non mantenuti da parte della Cgil, lo stato delle iniziative giudiziarie in itinere e  il piano delle azioni che intendiamo intraprendere nel futuro.


Palermo 

11/01/2011                                                              
                                                                                      
     
Alma Bianco
Romina Licciardi
Alessandra Mangano
Giovanni Sapienza




Romina Licciardi licenziata dalla CGIL di Ragusa su Radio Onda Rossa

http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/Dario_CorrispondenzeOperaie/110110CorrispondenzeOperaie.mp3

Collegandovi a questo link potrete ascoltare l'intervista rilasciata ieri 10 Gennaio 2011 a Radio Ondarossa da Romina Licciardi, la compagna licenziata dalla CGIL di Ragusa.

Comitato Siciliano licenziati dalla CGIL


Il 9 aprile del 2010 il programma televisivo “Le Iene” mandava in onda un filmato in cui una ex lavoratrice della CGIL (INCA) di Cosenza denunciava la sua storia di mobbing, lavoro nero e licenziamento posti in essere proprio dal Sindacato di Di Vittorio.

Nel giro di pochissimi giorni i licenziati dalla CGIL di tutta Italia, hanno cominciato a mettersi in contatto fra loro attraverso vari strumenti (facebook, blog di discussione, mail ecc…). Questa catena spontanea ha messo in luce diverse realtà che coinvolgono molte regioni italiane: Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Umbria, Trentino….

In occasione del congresso nazionale della CGIL, svoltosi a Rimini il 5 maggio scorso, una delegazione di lavoratori e lavoratrici licenziati dalla CGIL, si è simbolicamente incatenata dinnanzi al Palacongressi di Rimini, per richiamare l’attenzione della stampa, ma anche dei dirigenti nazionali della Confederazione, sui casi di assoluta violazione dei diritti perpetrati nei confronti dei lavoratori da parte di alcuni dirigenti locali dello stesso Sindacato.

In quell’occasione siamo stati ricevuti dal Responsabile Nazionale Organizzazione Enrico Panini che si è impegnato a risolvere ogni singola vicenda.

Non solo. Al congresso - grazie anche alla solidarietà e all’impegno di alcuni compagni della Rete 28 aprile, della Fiom e della FILCAMS CGIL del Trentino - siamo riusciti a portare in sala il testo di un 

Ordine del Giorno, votato dal Congresso all’unanimità:

Congresso CGIL: odg approvato sui precari in CGIL
Ordine del giorno
Congresso Nazionale confederale CGIL


All’apertura dei lavori del XVI Congresso Nazionale della CGIL che ha come slogan la frase “Con la Cgil per difendere il lavoro e liberare i diritti”, alcuni lavoratori in maniera simbolica si sono incatenati davanti ai cancelli del Palacongressi.

Nel corso degli ultimi mesi, anche attraverso servizi e/o articolo su TV e giornali sono emersi casi di denuncia da parte di lavoratori dipendenti CGIL di diverse regioni che lamentavano la violazione da parte del nostro sindacato dei più elementari diritti.

Licenziamenti senza giusta causa, mobbing, non rispetto degli orari di lavoro, finti contratti di lavoro parasubordinato etc. che hanno anche portato, in alcuni casi, ad indagini da parte della magistratura.

Il Congresso ritiene grave che all’interno della nostra organizzazione possano essere presenti casi di lavoratori con rapporto o condizioni di lavoro irregolare o in violazione delle regole della CGIL.

Un sindacato che combatte, come affermato giustamente nella relazione introduttiva dal segretario Generale, la precarietà deve essere estraneo a qualsiasi forma di lavoro irregolare o precario al proprio interno.

Il Congresso dà pertanto mandato agli organismi dirigenti di accertare la realtà della situazione e di risolvere con tempestività le situazioni che risultassero in violazione dei diritti del lavoro o delle regole della CGIL attraverso la loro rimozione garantendo condizioni e stabilità occupazionale per i lavoratori coinvolti.

Si debbono inoltre attivare gli organismi statutari preposti per accertare le responsabilità individuali e per irrogare eventuali sanzioni disciplinari.

Il Congresso impegna tutta la CGIL e le sue strutture nazionali e territoriali a fare in modo che non vi siano episodi di violazione dei diritti del lavoro per i dipendenti dell’organizzazione.”

In realtà, però, poco o nulla è cambiato rispetto a quella data e gli impegni assunti sono rimasti tutti puntualmente disattesi, tanto che la delegazione dei lavoratori licenziati ha ritenuto opportuno tornare nuovamente a protestare il 12 novembre scorso, dinnanzi alla sede nazionale della CGIL. Ancora una volta Enrico Panini ha ricevuto i lavoratori rinnovando l’impegno, da parte della segreteria nazionale, ad attenzionare le singole vicende e a porvi rimedio.
Siamo al 12 gennaio del 2011 e ancora oggi aspettiamo giustizia. Ci teniamo a sottolineare che, prima di dare alla stampa le nostre storie e di rendere pubbliche le nostre vertenze, abbiamo tentato in tutti i modi - (non solo con le azioni di protesta di cui sopra), ma anche attraverso mail, telefonate e, in taluni casi anche tramite incontri personali – di sensibilizzare la segreteria nazionale della CGIL, che, malgrado abbia pubblicamente preso l’impegno di occuparsi dei nostri casi, ad oggi non ha ritenuto di mantener fede a quell’impegno. Il nostro tentativo di mantenere la questione all’interno del Sindacato e di chiedere alla Confederazione di fare chiarezza su tutti i nostri casi, è dovuto al fatto che i lavoratori e le lavoratrici licenziate sono tutti compagni e compagne che nella CGIL  hanno sempre creduto, che alla CGIL erano legati da comunanza di valori e di ideali, e per la CGIL erano orgogliosi di lavorare, quando anche le mansioni svolte erano, in alcuni casi, molto al di sotto dei loro curricula.
Il silenzio e lo stato di totale abbandono nel quale siamo stati lasciati dagli organismi preposti, all’interno della Confederazione, a vigilare sui casi di violazione dello Statuto dei lavoratori e della stessa CGIL, (vedi le nostre lettere anche alle commissioni di garanzia sia nazionale che locale), ci ha costretti a convocare questa conferenza stampa e a iniziare un percorso di denuncia alla magistratura competente.
A differenza degli innumerevoli lavoratori licenziati e mobbizzati dalle aziende, cui naturalmente va’ la nostra più totale solidarietà, il nostro è un caso limite. Chi difende i lavoratori licenziati dal Sindacato? Chi li tutela? A chi possiamo rivolgerci per avere sostegno morale e legale?
Fatta questa doverosa premessa, seguono delle schede con una breve sintesi dei casi siciliani. Deve però essere chiaro che le storture e l’incoerenza di certi dirigenti della CGIL non riguardano solo la nostra regione.