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lunedì 4 aprile 2011

GIOVANNI SAPIENZA ROVINATO DALLA CGIL DI CATANIA NEL SERVIZIO DI A. NESCI

Catania, Giovanni Sapienza rovinato dalla Cgil
3 aprile 2011 – Servizio giornalistico a cura di Antonio Nesci
Questa è la storia di Giovanni Sapienza, un altro lavoratore licenziato dalla Cgil. Sapienza ha lavorato presso la Camera Territoriale del Lavoro di Catania ininterrottamente dal gennaio 1985 al 9 dicembre 2003. In tale arco di tempo, per come lui stesso ci ha riferito, ha svolto le mansioni di  apertura e chiusura dei locali di via Crociferi, dei quali deteneva le relative chiavi; organizzazione dei cortei e delle manifestazioni indette dalla Cgil (anche con l’utilizzo della propria auto); lavoro di centralinista telefonico; affissioni di manifesti; disbrigo di pratiche presso uffici esterni; versamento di contante ed assegni in banca sul conto intestato alla Confederazione; prelievo di danaro in banca; stipula contratti con Enti vari su delega; acquisto di quotidiani e giornali vari; organizzazione delle campagne per la raccolta di firme in occasione dei referendum e predisposizione di cartelli e manifesti in occasione delle varie feste dell’Unità; nel 1985 (al tempo segretario era il signor Maurizio Pellegrino) si occupò della ricostruzione del Centro Informazione Disoccupati all’interno della Confederazione; nel 1987 curò la campagna portata avanti dalla Cgil per la regolarizzazione dei lavoratori precari presso il Comune di Catania (allora in stretta collaborazione con il segretario della Cgil Maurizio Pellegrino); nel 1988 (a seguito di un furto di alcuni computer) ebbe anche il compito della vigilanza. Tutte le mansioni dianzi indicate ed altre ancora, non meno importanti, sono state espletate nel corso degli anni sotto le direttive dei vari segretari: Maurizio Pellegrino, Giacomo Scarciofalo, Francesco Garufi, Francesco Battiato (o per interposta persona di tali segretari). Nel 1993 (per motivi connessi all’attività espletata ed a causa dell’impegno profuso) il Sapienza subì (ad opera d’ignoti) anche l’incendio della propria auto. Tale fatto fu riconosciuto quale danno subito in occasione del lavoro, tanto che gli fu promesso verbalmente che la Confederazione si sarebbe fatta carico del relativo risarcimento. Sapienza lavorava a tempo pieno, per oltre 40 ore settimanali. Il Sapienza non svolgeva altra attività di lavoro alle dipendenze di terzi o lavoro autonomo, per cui la retribuzione corrispostagli per l’attività lavorativa espletata presso la Confederazione era l’unica fonte di reddito. Era apprezzato da tutti per l’impegno posto nell’espletamento del lavoro. Spesso rimaneva occupato fino a tarda sera, appunto perché doveva provvedere a chiudere i locali dei quali deteneva le relative chiavi. Il Sapienza non era iscritto alla Cgil, pur non di meno, per anni, è stato una figura storica all’interno della Confederazione e punto di riferimento per i dirigenti e gli iscritti. Per l’attività espletata il ricorrente percepiva un importo fisso mensile e, per l’uso della sua auto, un rimborso spese. Tuttavia, poiché la posizione del lavoratore non era stata formalizzata presso l’istituto previdenziale, la retribuzione gli veniva corrisposta, quasi sempre, in contante (eccezionalmente con assegni) ma, sempre senza rilascio di prospetti paga. Il dovuto mensile, a volte veniva versato in unica soluzione ed altre volte con acconti periodici, fino a raggiungere un importo fisso. Nella seconda metà degli anni novanta, resosi conto di avere lavorato per tanti anni senza copertura contributiva, avanzò timide rivendicazioni economiche e contributive ma, tali richieste, venivano sempre glissate dai vari dirigenti di turno. La situazione ebbe a precipitare allorquando il signor Sapienza, dopo aver richiesto per l’ennesima volta la regolarizzazione contributiva per gli anni pregressi ed il versamento di differenze retributive, si vide opporre da parte dell’amministratore della Cgil l’invito a rivolgersi ad un’impresa di pulizie presso la quale (a dire dell’amministratore) il Sapienza avrebbe prestato la sua opera presso la sede della Cgil. Il contenuto della lettera fu ritenuto, a dir poco, pretestuoso ed assurdo in quanto il Sapienza  (come a tutti noto) aveva sempre svolto le mansioni sopra indicate (che non comprendevano la pulizia) presso i locali della Camera del Lavoro di Catania, ricevendo le direttive solo dai funzionari della Cgil e mai dalla impresa di pulizie cui l’amministratore faceva riferimento nella sua lettera. Il Sapienza non aveva alcun rapporto di fatto con la ditta di pulizie e non riceveva alcuna direttiva da quest’ultima. A questo punto, tramite il sottoscritto legale, fu inviata alla Confederazione la lettera raccomandata del 28 ottobre 2003. A tale missiva seguì, immediatamente, da parte della Confederazione, un comportamento ritorsivo, diretto ad emarginare il lavoratore. Infatti, prima furono sottratte al Sapienza alcune mansioni delicate e significative (quali, ad esempio, il maneggio di denaro, di assegni e le operazioni bancarie), poi furono sostituite le serrature delle porte d’ingresso dei locali di via Crociferi per impedire al dipendente di utilizzare le chiavi che deteneva. A tale gesto di rappresaglia seguì la lettera 6 dicembre 2003 per il tentativo di conciliazione presso l’Uplmo. A quest’ultima, immediatamente, fece seguito l’estromissione del Sapienza dai locali di lavoro, quindi il licenziamento verbale. Per cui, il 9 dicembre 2003 seguì altra lettera per il secondo tentativo di conciliazione in ordine al licenziamento verbale. A questo punto (non era mai avvenuto prima) la Novalux con un singolare atto stragiudiziale, notificato il 17 dicembre 2003, diffidava il Sapienza a non presentarsi in servizio in luogo diverso da quello assegnatogli (cioè Camera del Lavoro) perché, in difetto, l’avrebbe considerato come assente ingiustificato. Seguì l’atto stragiudiziale inviato dal Sapienza alla Novalux con il quale si riassumevano i precedenti e si contestavano  le minacce della società evidenziandosi che lo stesso lavoratore non era stato mai, di fatto, alle dipendenze di detta ditta e non aveva mai svolto pulizie presso la Cgil. In data 11 dicembre 2003 perveniva la lettera dell’avvocato Li Volsi con la quale, si rimarcava l’estraneità della Cgil nella vicenda. Il tentativo di conciliazione del 23 marzo 2004 innanzi all’Uplmo ha sortito esito negativo per la mancata comparizione della Cgil Camera territoriale Catania. Da allora ne è seguita un’azione legale per dichiarare inefficace o nullo il licenziamento “perché intimato senza il rispetto della forma, in assenza di giusta causa o di giustificato motivo ed ordinare il ripristino del rapporto di lavoro con le mansioni precedentemente espletate, ai sensi delle vigenti leggi con il pagamento delle retribuzioni maturate dal dì del licenziamento al dì dell’effettivo ripristino nonché a risarcire i danni causati per effetto dell’illegittimo licenziamento”. Ci chiediamo: il sindacato ha il compito o no di tutelare il lavoratore? Di contrastare il lavoro in nero? Ai nostri lettori le opportune riflessioni e considerazioni.

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