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giovedì 7 aprile 2011

LA NOSTRA SOLIDARIETA' AI COMPAGNI DEL TRENTINO EZIO CASAGRANDA FULVIO FLAMMINI E FRANCO TESSADRI



Il Comitato dei Lavoratori Licenziati dalla Cgil, nell’apprendere la notizia della sospensione dei compagni Ezio Casagranda, Fulvio Flammini e Franco Tessadri, sente la necessità di esprimere loro solidarietà. Fa molto male infatti constatare che la CGIL sia diventato un luogo dove il dibattito non è più libero di scorrere nell'alveo della democrazia ma sembra ormai risultare imbrigliato da logiche che non hanno nulla a che vedere con la rappresentanza.
Lo abbiamo potuto notare in occasione delle nostre vicende, dove quasi tutti sono pronti a manifestarci la loro solidarietà in privato ma ci chiedono di non pubblicizzarlo all'esterno per paura di ritorsioni. Oggi "la battaglia politica" (definizione già troppo nobile) non si fa più con la discussione e col confronto anche acceso, ma col ricorso al più crudele degli stratagemmi: il licenziamento, l'epurazione. Così da un giorno all'altro ti trovi per strada, senza lavoro, senza una vita. E questa è una cosa gravissima perché non si può giocare con la vita delle persone. Ci sono gli amici fedelissimi, ai quali destinare premi ed emolumenti e poi i "nemici", quelli che la pensano diversamente, che vorrebbero poter criticare le scelte politiche, esprimere opinioni di merito e di qualità sulla scelta dei dirigenti ma che non possono farlo perché ne va del loro posto di lavoro, della loro serenità, dei loro diritti.
O sei allineato o sei fuori. C'è chi ha avuto il coraggio di dissentire e anche per questo adesso è stato sbattuto fuori e chi invece ha avuto paura e si è piegato. Tutto ciò è triste, molto triste, perché non si capisce che così facendo si annulla la stessa CGIL, se ne infanga la memoria storica e si fa un danno enorme a chi ancora si sente rappresentato da questo sindacato . Lo dimostra il fatto che si guarda il dito piuttosto che la luna. Per loro lo scandalo non sono (come dovrebbe essere) i fatti gravissimi che vengono denunciati, bensì il fatto che lo si faccia  pubblicamente. “Lavare i panni sporchi fuori non si fa. Non sta bene. Meglio tacere e sopportare, con spirito di rassegnazione, per salvare il simbolo. Ma non si dovrebbe credere per dogma. Serve davvero "salvare" questa CGIL?  Perché questa CGIL non è più quella che abbiamo conosciuto. E' una CGIL malata dentro. E non serve prendere ogni tanto una pillola per curare il sintomo (leggi nascondere la polvere sotto il tappetino) perché se non si eliminano le cause che stanno alla base di questa marcescenza prima o poi il malato morirà. E allora saremo tutti più soli. E chi oggi tace per paura o per connivenza dovrà essere consapevole di aver contribuito a questa inevitabile fine.

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