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martedì 3 aprile 2012

La CGIL e l'articolo 18

Da Il Pasquino, 3 aprile 2012


 



La Cgil sembra l’ultimo baluardo rimasto a difesa di una delle basi dello statuto dei lavoratori.
La Camusso non cede di un passo…l’art.18, sui licenziamenti per motivi economici, non si tocca…quello sui motivi disciplinari sembra definitivamente abbandonato.
Passo dopo passo, accordo dopo accordo, i limiti che i lavoratori, con le loro lotte, avevano imposto alla loro controparte si sgretolano…difesi da chi quelle mura le ha già cancellate in casa propria.
Perché è proprio così…chi oggi difende l’articolo 18, in casa propria lo nega.
E’ il caso della Cgil…ma non solo della Cgil…
Le strutture sindacali, fatte di innumerevoli dipendenti e funzionari, sembrano sfuggire a quelle regole che le stesse chiedono vengano rispettate altrove.
Una contraddizione che toglie quella credibilità necessaria in un momento in cui ci sarebbe bisogno della massima trasparenza.
Importante è che regni il silenzio…e nessuno, neanche il più “libero” giornalista italiano, contravviene alle regole imposte da quelle confederazioni che dovunque siglano accordi e dettano legge.
E’ dalle fila della Cgil, però,  che vengono fuori le prime denunce per licenziamenti senza giusta causa.
Una denuncia coraggiosa, che cozza contro l’idea del sindacato che la gente si è fatta e che si scontra contro un vero e proprio molok, un totem intoccabile anche per la stessa cosiddetta informazione.
Parte dalla Sicilia, da Alma Bianco, Romina Licciardi, Alessandra Mangano e Giovanni Sapienza, che si uniscono nel comitato “licenziati dalla Cgil”…per poi espandersi…in Umbria, in Calabria, in Friuli, nel Lazio, in Puglia.
Storie di licenziamenti senza alcun motivo fondato, vere e proprie storie di licenziamenti politici, mobbing, lavoro nero.
L’ispettorato del lavoro è arrivato a denunciare la Cgil di Ragusa per “lavoro nero” e differenze retributive intimando il dovuto pagamento entro 15 giorni…pagamento ad oggi…a più di un mese dall’intimazione…ancora non corrisposto.
La Rai, trasmissione “Ultima parola” di Paragone, aveva intervistato le licenziate…aveva promesso un servizio nella propria trasmissione…una prima volta…poi anche una seconda…
Il servizio continua ad essere rimandato…non sembra mai essere il momento giusto.
Intanto chi ha perso il lavoro senza alcun serio e reale motivo continua a lottare per avere giustizia.
A giugno è attesa la sentenza per il primo ricorso presentato dalle licenziate…a maggio partiranno le altre due cause che le lavoratrici hanno intentato al sindacato.
Una lotta impari, come denuncia in una lettera a Paragone una licenziata che non vuole sia fatto il suo nome, per la difficoltà estrema che si trova nell’individuare un avvocato che perori la loro causa e per il silenzio che accompagna questa battaglia.
Una lotta che conferma quanto l’articolo 18 debba rimanere un baluardo dei diritti dei lavoratori…e non essere modificato…bensì esteso a tutte le realtà lavorative italiane.
Le violazioni sono all’ordine del giorno…i controlli non vengono effettuati…i lavoratori sono soli…ma se hanno coraggio, come stanno dimostrando i “licenziati dalla Cgil”, si possono sconfiggere tutti…basta che la legge rimanga legge e non si trasformi in sopruso.

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