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sabato 6 ottobre 2012

Licenziamento di Paolo Ferraro


La nota a firma della segreteria della Cgil di Cosenza (http://www.cgilcalabria.it/pg/news.asp?notizia=3344&comp=3&cat=1 ) relativa  alla  sentenza di condanna  emessa dal giudice del lavoro per la   violazione dei diritti elementari del lavoratore Paolo Ferraro perpetrati e reiterati nel  tempo dalla stessa Cgil (Paolo era pagato  250 euro  al mese in nero ) emessa dal giudice del lavoro,suscita  alcune doverose riflessioni,non foss’altro per evitare di continuare a fornire all’opinione pubblica , agli stessi gruppi dirigenti della cgil nonche’ alla grande platea dei lavoratori e dei pensionati una lettura distorta e ingannevole  di quanto purtroppo, nel corso degli ultimi anni  accade all’interno del piu’ grande sindacato italiano. Il gruppo dirigente cosentino della Cgil sulla falsariga di quanto peraltro gia’ piu’ volte sostenuto dalla Cgil nazionale,riconduce la vicenda Ferraro e la  conseguente condanna del giudice del lavoro a semplice caso isolato e a conseguenti responsabilita’ soggettive .Ancora una volta ,perseverando nell’ errore politico, si cerca di nascondere la polvere sotto il tappeto e il gruppo dirigente cerca di nascondere la testa sotto la sabbia. Decine di casi  come quello di Paolo sono sparsi in tutt’Italia Una miriade di cause  si stanno svolgendo nei tribunali ,nei casi piu’ gravi, accompagnate perfino da inchieste dell’autorita’ giudiziaria per accertare eventuali responsabilita’  penali collaterali alle cause di lavoro. Le cause in corso contro la Cgil, che hanno sempre per oggetto il  lavoro nero, lavoro irregolare, mobbing, intermediazione illecita di manodopera, illegittimi licenziamenti molestie sessuali e purtroppo molto altro ancora.
Tutti questi casi sono stati piu’ volte portati a conoscenza diretta degli organismi di controllo della confederazione ai piu’ alti livelli e in piu’ di una circostanza perfino all’attenzione della segretaria generale della Cgil  nazionale Susanna Camusso, ivi compreso il caso di Paolo Ferraro. Per questa semplice ragione riteniamo legittime alcune domande:
Perche’ pur  sapendo, la Cgil nazionale decide di lavarsene le mani?
Perche’ non vengono preventivamente attivati gli organismi di controllo previsti dallo statuto nazionale della Cgil?
Perche’ le commissioni di garanzia non svolgono  la loro funzione prima delle sentenze?
Perche’ i gruppi dirigenti a tutti i livelli a conoscenza di questi casi non assumono  alcuna posizione mantenendo comportamenti omertosi?
perche’ il direttivo nazionale della Cgil non ha mai discusso di queste questioni?
Perche’ si continua imperterriti a negare,a minimizzare,a tacere su quanto sta accedendo in tutt’ Italia?In questa fase ci si interroga tanto,sui media e tra la gente sulla perdita di credibilita’ della politica,delle istituzioni,ma ,ci chiediamo,forse lo stesso sta accadendo all’interno della Cgil e nessuno vuole accorgersene forse per le stesse ragioni per cui nessuno si accorge degli scandali e delle illegalita’ che si consumano, ormai quasi quotidianamente all’interno di altre forme associate di rappresentanza?
Sostenere   che la sentenza del giudice del lavoro di Cosenza,come prima la sentenza di reintegro sul posto di lavoro di Ciro Crescentini ,illegittimamente licenziato, con la conseguente condanna della Cgil ,la condanna della Cgil di Ragusa nel caso di Tommaso Fonte,altri casi precedenti  di pronunciamenti dei tribunali della Repubblica  di condanna della Cgil ed altre sentenze che sono gia’ in fase di definizione,rientrerebbero all’interno di una casistica quasi ordinaria di cui sarebbero responsabili solo singoli dirigenti che verranno appositamente sanzionati,ci lascia inebetiti e sconcertati.Com’e’ evidente la questione riguarda i la Cgil tutta,l’intero gruppo dirigente nazionale, addirittura l’intero movimento sindacale e politico del nostro Paese,perche’ certamente, gli iscritti , i lavoratori e tutti i cittadini che in questa fase di gravissima crisi economica e sociale,di perdita continua di posti di lavoro, di dramma per le condizioni di vita delle persone,non possono certo permettersi il lusso di vedere il piu’ grande sindacato italiano continuare a  perdere costantemente credibilita’ e moralita’,cadere nella illegalita’ latente,reiterata e permanente, con la violazione di elementari diritti,contraddicendo cosi’ apertamente principi e valori insiti nella storia  centenaria della Cgil e la sua stessa funzione sindacale ma anche civile,politica e sociale.


Licenziati dalla Cgil

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